HAZBIN HOTEL

Genere: animazione - Anno: 2024 - Giudizio: negativo (°)

LA SERIE TV CHE RIABILITA I DEMONI

Un cartone animato dove gli abitanti dell'inferno sono vittime di un Dio cattivo: un rovesciamento diabolico denunciato dall'Associazione Internazionale Esorcisti


Riabilitare gli abitanti dell'inferno per sottrarli allo sterminio ordito dal paradiso: su questo ribaltamento tra buoni e cattivi si gioca la nuova serie tv statunitense Hazbin Hotel. Appena creata per Prime Video da Vivienne Medrano (ma preceduta da un episodio pilota nel 2019), è già disponibile in italiano, accolta con grande entusiasmo, a giudicare dai commenti in margine al trailer. Una serie animata, anche se classificata dai 18 anni in su per via del linguaggio esplicito e volgare, che forse è il minore dei problemi. Quello principale è appunto la raffigurazione quasi tranquillizzante dell'inferno contrapposto a un cielo cattivo e vendicatore. È in fondo una delle mille varianti di quell'«eccessivo e insano interesse» verso i diavoli (contrapposto all'errore speculare di chi invece non ci crede affatto) menzionato da Clive S. Lewis: c'è l'interesse insano di chi si dà all'esorcismo fai-da-te (con esiti talora tragici, come la strage di Altavilla) e quello altrettanto insano di chi coltiva una familiarità quantomeno imprudente col "piano inferiore".
Hazbin Hotel prende le mosse da un problema di sovrappopolazione all'inferno (con buona pace di chi pensa che sia vuoto): a risolverlo provvedono annualmente degli angeli sterminatori capeggiati da Adamo, detti anche "esorcisti" nella serie, con periodici massacri. "Poveri diavoli", dirà lo spettatore... A salvarli dalla celeste carneficina provvede la protagonista "Charlie" Stella del Mattino, figlia di Lucifero e Lilith, con la brillante idea di creare un luogo - l'Hazbin Hotel, appunto - dove demoni e dannati, che mai verrebbero accettati in paradiso, possano riabilitarsi. In questo modo potrebbero andare in cielo, invece di essere annientati. L'impresa viene condotta insieme alla sua "compagna" Vaggie (ex angelo sterminatore, ripudiato dal cielo perché, mossa a compassione di un demone, si era rifiutata di ucciderlo) e di Anthony "Angel" Dust, demone androgino, gay e pornostar, nonché primo ospite dell'hotel. Alla fine sono gli angeli a venire ricacciati in paradiso: l'esatto rovesciamento dell'invocazione con cui si conclude la preghiera a san Michele arcangelo: «ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime».
Ma per quanto l'idea possa apparire "accattivante" al pubblico, specie ai più giovani (e forse pure a qualche teologo), L'inferno non si può redimere: lo chiarisce sin dal titolo una Nota dell'Associazione Internazionale Esorcisti, che definisce Hazbin Hotel «un pianificato stravolgimento del racconto biblico che mistifica il messaggio cristiano di salvezza e lede la coscienza del pubblico, in particolare di bambini e ragazzi». Vero, è «formalmente vietata ai minori, ma accessibile a tutti (tanto più perché animata e quindi di sicura presa sui più giovani)», presentando «un universo narrativo falso e deviante sul piano teologico, culturale e educativo». Per inciso, e a costo di essere ripetitivi, non si può fare a meno di chiedersi anche questa volta perché l'unica religione costantemente - e impunemente - presa di mira sia sempre il cristianesimo, dai programmi televisivi alla vita quotidiana, mentre ci si riempie la bocca di rispetto e tolleranza per qualsiasi credenza, fosse anche la più astrusa.
Il problema principale evidenziato dall'AIE è la «normalizzazione del male», nonché la «sottovalutazione della sua reale pericolosità», ritraendo «demoni e dannati in modo umoristico». Così facendo li si rende familiari, addomesticati, inducendo nello spettatore un atteggiamento simpatetico verso gli abitanti dell'inferno, addirittura vittime di quel paradiso "cattivo" che li stermina senza pietà, quando loro in fondo vorrebbero redimersi, in «oltraggiosa e ricercata contraddizione con l'insegnamento cattolico sulla confessione, sul pentimento e la vera conversione del cuore verso Dio». Ecco il "diabolico" (è il caso di dirlo) fraintendimento inculcato dalla serie: una redenzione senza conversione. Meglio ancora, anzi, peggio ancora: senza volersi redimere. Dimenticando che se anche, per assurdo, il cielo si aprisse a demoni e dannati, sarebbero questi a non volervi entrare, in virtù di una scelta irrevocabile per il male compiuta in modo definitivo da loro stessi.
L'inferno, spiegava san Giovanni Paolo II, «è la situazione in cui definitivamente si colloca chi respinge la misericordia del Padre anche nell'ultimo istante della sua vita», specificando che «la "dannazione" consiste proprio nella definitiva lontananza da Dio liberamente scelta dall'uomo e confermata con la morte che sigilla per sempre quell'opzione» (L'inferno come rifiuto definitivo di Dio, 28 luglio 1999). Una tragica realtà che questa serie tv invece "normalizza", con un ulteriore rischio, evidenziato dalla Nota dell'AIE: «La sua visione impietosita dei demoni e della loro sorte (descritta come ingiusta) può favorire una distorta concezione del peccato e incoraggiare una normalizzazione dell'occultismo, aumentando il rischio che le persone, in particolare i giovani, si avvicinino a pratiche magiche, cerchino di interagire con entità maligne fino ad aderire a una visione satanista della realtà».
Conseguenze esagerate? E perché mai, se in fondo il male non fa più paura e l'inferno si trasforma in una specie di paese dei balocchi, abitato da questi diavoletti apparentemente innocui, giocando addirittura il ruolo di vittime di un Dio spietato, lui sì, il vero antagonista. Nicolás Gómez Davila scriveva che «la più grande astuzia del male è travestirsi da dio domestico e discreto, familiare e rassicurante». Così rassicurante da ribaltare la redenzione da lotta contro il male a lotta contro il bene, non con la grazia di Dio ma contro di Lui. Facile nella nostra epoca che se la ride delle "arcaiche" paure del diavolo, ma manifesta una vera e propria fobia nei confronti di Cristo.
Stefano Chiappalone
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26 febbraio 2024

IL CARTONE ANIMATO AMAZON CHE ESALTA IL DIAVOLO
I retroscena che peggiorano ulteriormente il già pessimo richiamo ai diavoli come persone buone
Nel mondo anglosassone, ma anche in quello italiano ben informato, si sta discutendo molto su una nuova serie di animazioni prodotta e distribuita da Amazon, intitolata "Hazbin Hotel". Ovunque avvengano, le discussioni e soprattutto le polemiche su questa produzione si imperniano sul fatto che, a quanto si vede dal trailer di lancio, Lucifero viene dipinto come un innovatore ribelle cacciato dal paradiso per mano di vecchi angeli barbosi e conservatori. In qualche modo, quindi, il demonio risulta una figura positiva, con il contraltare delle classiche figure rappresentanti del Bene dipinte negativamente.
A peggiorare la situazione [...] basta cercare il profilo della creatrice della serie, tale Vivienne Medrano, che ha su Wikipedia la sua bella pagina di presentazione. Potrete leggere una breve biografia e una cronologia dei lavori di animazione di cui è autrice e a cui ha partecipato. Tutto liscio e interessante, se non che chi ha compilato il lemma (probabilmente lei stessa) ha ritenuto qualificante del profilo professionale inserire, giusto come ultima frase, la dicitura: «She is bisexual» ("lei è bisessuale"). Come se sapere con chi le piace avere incontri amorosi fosse un criterio utile per valutare le sue capacità tecnico-artistiche nell'animazione. Cosa che naturalmente non è, ma rappresenta un immediato sintomo delle ideologie che le sue produzioni porteranno con sé. Tra l'altro giova ricordare che Hazbin Hotel è stato pubblicizzato come un "prodotto scritto da autori queer per spettatori queer".
E infatti ecco che il tedio assale subito a scoprire che "Hazbin Hotel" nasconde la promozione dei soliti triti e ritriti temi "woke". Charlie è infatti bisex come la sua autrice: ad aiutarla nella gestione dell'hotel c'è Vaggie, la sua fidanzata, e Angel Dust, personaggio complesso e intrappolato in un circolo vizioso di droga, sesso, abusi e rimorso. Ma non finisce qui, perché tutti i personaggi fanno riferimento alla comunità arcobaleno, fin da prima dell'uscita del pilot su YouTube nel 2019. Sono presenti, infatti, come già detto, Charlie che è bisessuale; Vaggie che è lesbica; Alastor, manager dell'Hotel, asessuale e aromantico; il già citato Angel Dust, gay e pornoattore; Husk, barista e addetto alla reception, pansessuale; Sir Pentious, secondo ospite dell'Hotel, bisessuale. L'unico personaggio eterosessuale è Niffty, la cameriera e cuoca dell'Hotel.
Questa allegra compagnia di personaggi insomma si qualifica non più e non tanto per ciò che fa (salvare le anime dei peccatori e redimerle fino a renderle degne del paradiso), bensì per le loro private inclinazioni e attività sessuali, seppur dichiarate a priori prima dell'inizio della serie TV, ma senza evidenze all'interno del cartoon stesso. Il che è comunque il cuore stesso dell'ideologia liberal dominante tanto oltreoceano che presso di noi.
Sempre le storie e le azioni dei protagonisti, poi, vengono raccontate con una sorta di messaggio non proprio idilliaco collocato sottotraccia: ovvero si contrappongono contro alcuni angeli del paradiso, perché lungo la storia si scopre che sono proprio loro – chiamati "Gli Sterminatori" e capitanati da Adamo - di tanto in tanto a scendere all'inferno a distruggere le anime dei dannati in sovrannumero (quelle che Charlie vuole appunto salvare dai "malvagi" angeli). Su tutto poi sovrasta sempre la figura di Lilith, un vero e proprio modello per il neofemminismo tossico contemporaneo, con la sua ribellione al maschio e la sua descrizione di "donna indipendente", per quanto infernale.
Insomma, i margini di inaccettabilità e inquinamento contenuti in "Hazbin Hotel" non si riducono alla sola rappresentazione positiva di Lucifero. Essi sono, forse per la prima volta dall'inizio della valanga "woke", sapientemente mescolati e mimetizzati all'interno di un amalgama dove non mancano impulsi e strizzate d'occhio al sentire collettivo tradizionale. Un amalgama che viene usato sia come schermo per nascondere sia come veicolo per trasmettere le usuali balordaggini sessocentriche tipiche della cultura liberal, progressista e transumana dell'Occidente. Che, forse essendo consci gli autori che la soglia di allarme delle persone è sempre più alta e intollerante su questi temi, viene proposta con sempre più tranelli ed elementi distrattivi mescolati o posti attorno ai confini delle tematiche centrali.
Tutto sta a non cascarci, a non essere superficiali a riconoscere il demonio, quello vero, che sta nascosto al centro di produzioni come queste, per poterlo mettere efficacemente al centro del mirino.
Matteo Delre
Fonte: Provita & Famiglia, 1° febbraio 2024

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