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Siamo nel settembre del 1943, nei giorni in cui nei territori italiani martoriati dalla guerra scoppia il caos: il maresciallo Badoglio, capo del governo italiano, chiede ed ottiene l'armistizio da parte degli anglo-americani e unitamente al Re fugge da Roma, lasciando l'Italia allo sbando. L'esercito non sa più chi è il nemico e chi l'alleato. Il dramma si trasforma in tragedia per i soldati abbandonati a se stessi nei teatri di guerra ma anche e soprattutto per le popolazioni civili Istriane, Fiumane, Giuliane e Dalmate, che si trovano ad affrontare un nuovo nemico: i partigiani di Tito che avanzano in quelle terre, spinti da una furia anti-italiana. In questo drammatico contesto storico, avrà risalto la figura di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, laureanda all'Università di Padova, barbaramente violentata e uccisa dai partigiani titini, per la sola colpa di essere italiana.
Noi della redazione siamo andati a vedere Red Land (Rosso Istria). Il film ha il pregio di essere ben fatto e non noioso, nonostante la durata di ben due ore e mezzo.
Innanzitutto va detto che la visione del film è utile soprattutto a chi non sa cosa sia successo in Istria. Dopo averlo visto non si potrà più dire di non conoscere questa parte di storia dimenticata. Il film infatti permette di conoscere la cupa realtà e la brutalità di due apparentemente opposte ideologie (nazismo e comunismo) che hanno entrambe portato distruzione, morte e disperazione.
L'uccisione del sacerdote e di inermi civili, con la scena esplicita dello stupro di Norma (non si vedono nudità, ma i gesti e le urla sono inequivocabili e quindi la visione è sconsigliata a un pubblico sensibile), fa capire a quali nefandezze e bestialità possa arrivare chi smarrisce la strada di Dio. Purtroppo il film non lascia via d'uscita possibile. Il professore del film, che dovrebbe essere il punto di riferimento dei buoni, afferma che fascisti e comunisti "sono solo delle povere vittime, fantocci prigionieri della propria ignoranza, carne da macello sottomessa al volere dei propri governanti, asini che governano pecore". Se fosse vero come lui dice e cioè che fascisti e comunisti "siamo tutti noi" non ci sarebbe via d'uscita... ed infatti il professore si suicida. Questo finale lascia interdetti perché un'alternativa c'è. Un mondo senza ideologie è possibile, come ad esempio la storia del beato Carlo d'Austria e l'impero asburgico ci insegnano. Insomma in questa cupa visione manca totalmente l'ideale cristiano. Manca la speranza con cui i santi hanno plasmato una civiltà sull'esempio di San Benedetto, non a caso patrono d'Europa. Non un mondo perfetto, del resto il peccato degli uomini è una costante nella storia, ma certo un mondo più vero e più umano.
Insomma va detto che l'Istria non era fascista né comunista, non era italiana né slava... semplicemente era europea e cristiana.
Infine tutti gli italiani che appaiono nel film sono deboli e fiacchi secondo il falso cliché anti-italiano che imperversa sui mezzi di comunicazione e nelle nostre scuole. Addirittura a un certo punto del film i "salvatori" sembrano essere i nazisti... giusto per capire quale considerazione degli italiani abbiano gli autori del film.
Insomma il film non ci è piaciuto granché, nonostante alcuni suoi pregi che rendono comunque consigliabile il farlo vedere ai giovani (ma non troppo giovani per i motivi suddetti) per insegnar loro cosa è successo in Istria agli italiani che sono stati barbaramente eliminati nelle foibe dai comunisti di Tito.
Fonte: BastaBugie, 28 novembre 2018
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