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Eduardo Verástegui è nato a Mante, Tamaulipas, México. Trasferitosi a Città del Messico per perseguire la carriera da modello (lavorando tra l'altro con Calvin Klein), nel 1994, ha cominciato ad acquistare fama come membro del gruppo di pop messicano Kairo. Poco più che ventenne già riscuote un buon successo nel proprio paese come interprete di telenovelas. L'ambizione del giovane, però, è grande. Vuole Hollywood. Trasferitosi a Miami nel 2000, poco tempo dopo ottiene il primo contratto con la 20th Century Fox. Ma è proprio in queste circostanze che l'attore vive la più profonda crisi esistenziale della sua vita. "Qualcosa mancava nella mia vita ma non capivo cosa - racconta - mi sentivo vuoto, ingannato, solo". Tanti anni di gavetta, un grande traguardo lì a due passi e sentirsi un fallito... Verastegui ha intanto conosciuto nuovi amici che lo stanno avvicinando ad un cammino di fede. Il primo impatto, però, è devastante: "Iniziai a pormi domande del tipo: perché volevo diventare un attore, che messaggio stavo trasmettendo, come stavo utilizzando i miei talenti, chi era Dio nella mia vita... Ogni risposta che mi davo era negativa! Mi resi conto che avevo iniziato quel tipo di carriera con motivazioni assai superficiali". Quando ormai la conversione di Eduardo è matura, l'attore constata con rammarico l'enorme divario tra la propria fede ritrovata e il 'mondo' professionale a cui appartiene. "A 28 anni, avevo finalmente capito cos'era che contava di più nella vita: diventare santi". Gli amici di vecchia data non lo comprendono più: da tombeur de femme che era, Eduardo inizia a 'farneticare' elogi della castità e a 'predicare' il rispetto per le donne. Promette addirittura - lui tipico sex simbol latino - di concedersi soltanto alla sua futura moglie. "Lo so, è una promessa molto difficile da mantenere, ma con l'aiuto di Dio è possibile preservare la propria castità", dichiara Verastegui di fronte a una platea di giovani studentesse stregate dal suo indubbio fascino e - forse ancor di più - stupite dal messaggio controcorrente.
Sul punto di dire addio per sempre alla carriera hollywodiana, Eduardo medita di diventare missionario laico in qualche paese in via di sviluppo, magari in Amazzonia. A fargli cambiare idea - strano ma vero - è proprio un sacerdote, padre Juan Rivas LC. "Padre Rivas mi disse: 'la vera giungla è Hollywood, non l'Amazzonia. Anche Hollywood appartiene a Dio e tua missione sarà riportarla a Dio'". Dopo un breve periodo di riflessione, Eduardo passa all'azione: fonda una casa cinematografica indipendente, la Metanoia (in greco: conversione!) con lo scopo di trasmettere i valori cristiani attraverso il grande schermo e, sul finire del 2004, inizia a progettare l'opera prima del suo 'nuovo corso'. Ne viene fuori Bella, pellicola ambientata nella comunità latino-americana di New York: è la storia di una vittoria sull'emarginazione, sulla solitudine ma soprattutto sull'aborto. Il film ha un successo superiore alle aspettative e vince il People's Choice Award al Festival del Cinema di Toronto nel 2006. Dopo la visione di Bella sono state centinaia le giovani mamme che hanno deciso di rinunciare alla terribile scelta dell'aborto. Racconta Verastegui: "Molto più della vittoria di un premio cinematografico mi dà soddisfazione ricevere le e-mail di tante donne che mi ringraziano di averle convinte salvare la vita dei loro bambini. Il massimo della commozione è stato ricevere la telefonata di un papà che mi annunciava la nascita del suo bimbo, battezzato in mio onore Eduardito: i suoi genitori hanno così voluto ringraziarmi per averli persuasi a salvargli la vita". Devoto alla Vergine di Guadalupe, patrona del Messico e di tutta l'America, Verastegui le ha dedicato il suo film più importante e, in suo onore, ha fondato la onlus "Manto de Guadalupe" che fornisce assistenza gratuita agli emarginati e alle ragazze madri.
No, davvero non immaginava, diciassette anni fa, il giovane esordiente Verastegui che la sua vita avrebbe preso una strada così 'particolare'. "Se sono cambiato io, può cambiare chiunque", ha chiosato. Quella di Eduardo Verastegui è una vicenda incredibile ma non agli occhi di chi ha fede. Lui stesso ha voluto riassumerla in un motto impresso nei fotogrammi iniziali di Bella: "Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi piani".
Fonte: L'Ottimista
ECCO COME ABBIAMO SCELTO LA PROTAGONISTA
Eduardo Verástegui racconta un episodio importante della preparazione del filmStavamo preparandoci al film a cui mancava ancora la protagonista. Un amico mi aveva suggerito di intervistare una Nina (il nome della protagonista) cioè una donna che realmente si è trovata faccia a faccia con l'aborto, affinché la scelta dell'interprete fosse il più possibile reale e realista.

Non solo hanno rinunciato ad abortire quel giorno, ma siamo anche diventati amici e nelle settimane successive ho regalato loro un orsetto ed una carrozzina perché ricordassero sempre che non erano soli. Un'amicizia che li ha portati, alcuni mesi dopo, proprio alla fine delle riprese del film a chiamare il loro bambino Eduardo. È stato uno dei momenti più bello della mia vita, quasi fosse nato un bambino mio, un bambino che non sarebbe dovuto nascere. Ma la cosa che è stata per me più importante, è che quell'incontro - quando avevi 31 anni - ha cambiato la mia vita. Mi ha fatto incontrare il dolore delle donne che pensano all'aborto come l'unica via d'uscita da una situazione di povertà e di solitudine. Ed è lì che ho deciso di essere voce di chi non ha voce e di lottare per la vita dal momento del concepimento fino alla morte naturale. "Bella", che io sappia, ha già salvato almeno cento bambini, anche se solo Dio sa quanto sia realmente grande quel numero.
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