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Come scrive Armando Torno "internet può essere la Biblioteca di Alessandria o la Cloaca Massima". Tralasciando il secondo caso che ritengo facilmente comprensibile a tutti, vediamo il primo caso in cui su You Tube si possono trovare video veramente interessanti che permettono di far memoria di episodi chiave della storia ormai dimenticati.
Infatti ieri mi sono imbattuto, casualmente, in uno spezzone con sottotitoli in inglese (Catholic Poland repels the communist invasion of Europe) del misconosciuto film polacco "1920 Bitwa Warszawska" (1920, La battaglia di Varsavia) che ha riportato alla memoria un importante fatto storico ormai dimenticato ma che, all'epoca, suggestionò l'opinione pubblica.
Il film polacco, realizzato nel 2011, racconta, con estrema fedeltà ai fatti, la difesa di Varsavia, capitale del rinato Stato polacco assediata dall'Armata Rossa sovietica.
Prendendo spunto dal film vale la pena di ricordare questo episodio che cambiò la storia europea: nel 1919 il Trattato di Versailles ricostituiva la nazione polacca fino ad allora smembrata, a partire dalla metà del XVIII secolo, tra Impero russo, Impero germanico e Impero austro-ungarico. Se i confini occidentali erano ben definiti, quelli orientali erano "fluidi". In seguito alla Rivoluzione russa del 1917 era scoppiata una guerra civile tra i comunisti e le Armate bianche antibolsceviche. La guerra si era presto estesa in tutte le regioni un tempo appartenenti alla Russia zarista compresa l'Ucraina confinante con la neonata Repubblica di Polonia. Nelle vicende belliche di questa regione si inserisce l'esercito polacco che in appoggio all'esercito anticomunista di Simon Petljura, occupa nell'aprile 1920 il territorio ucraino fin quasi a Kiev. Agli occhi del mondo il Maresciallo Jozéf Piłsudski, capo della Nazione e dell'esercito, sembra essere l'invasore ma in realtà ha con preveggenza anticipato l'offensiva bolscevica verso ovest; nei disegni dei capi del Cremlino infatti la Polonia rientrava nelle terre occidentali in cui esportare sulle baionette la rivoluzione comunista. La riorganizzazione operata da Lev Davidovič Trotskij nell'Armata Rossa ha permesso però la sconfitta delle Armate Bianche e, ormai libero da ostacoli, l'esercito bolscevico in due mesi contrattacca e dilaga in Polonia puntando sulla capitale. Due eserciti si fronteggiano: il piccolo esercito polacco appena costituito e la grande Armata Rossa composta da truppe male armate, mal vestite ma animate fanatismo rivoluzionario e soprattutto guidate da eccellenti generali come Tuchačevskij e Budyonnyj. All'interno di Varsavia le organizzazioni di operai comunisti raccolgono gli appelli di Lenin e si dedicano al boicottaggio dell'esercito polacco.
Il panico investe Varsavia ma non solo: in tutte le capitali europee corre un brivido. I racconti di orrore che descrivono l'avanzata dei bolscevichi fanno comprendere che se cade Varsavia la porta dell'Europa è aperta. E non è un timore infondato. Infatti In una conversazione con i delegati francesi al II Congresso del Komintern, l'organizzazione internazionale dei partiti comunisti, nell'agosto 1920, Vladimir Il'ič Ul'janov Lenin disse che "Sì, le truppe sovietiche sono a Varsavia. Fra poco avremo anche la Germania. Riconquisteremo l'Ungheria, e i Balcani si solleveranno contro il capitalismo. L'Italia tremerà. L'Europa borghese scricchiola da tutte le parti, in mezzo a questa tempesta".
Le potenze occidentali antisovietiche si limitano a inviare un'inutile missione interalleata guidata dal generale Maxime Weygand di cui fa parte un giovane ufficiale di nome Charles de Gaulle, l'Ungheria invia solo rifornimenti di armi e munizioni poiché l'appena costituita Repubblica ceca impedisce il passaggio di truppe ungheresi, dagli Stati Uniti giungono alcuni piloti volontari ma nulla altro. Nella capitale regna ormai il terrore in quanto l'Armata Rossa è a poche decine di chilometri. Ma Tuchačevskij e Lenin ignoravano la forte coesione del popolo polacco. Il Governo guidato dal Maresciallo Piłsudski riorganizza l'esercito, i rifornimenti e le comunicazioni, arma le donne, gli studenti e le associazioni di scout, accorrono migliaia di volontari a rafforzare l'esercito. La Chiesa polacca dal canto suo organizza novene di preghiera e centinaia di processioni e dai pulpiti incita ad arruolarsi e a combattere. E' la vigilia della festa dell'Assunta e circola la voce che la Madonna sia apparsa a guidare alla vittoria le truppe polacche. Si vedranno in mezzo ai soldati molti sacerdoti guidare l'assalto tenendo alto il Crocifisso.
Infatti in seguito questa vittoria verrà ricordata come il "miracolo della Vistola", dal nome del fiume che attraversa Varsavia, e la Beata Vergine Assunta diverrà protettrice dell'Esercito polacco.
Grazie dunque alla protezione della Beata Vergine Assunta, alla mobilitazione popolare, all'abile capacità militare di Piłsudski, all'entusiasmo e alla coesione del popolo polacco e alla decriptazione di alcuni messaggi dell'esercito rosso, quella che Lenin considerava una vittoria della rivoluzione ormai acquisita si rovescerà in una rotta disordinata dell'Armata Rossa inseguita dalle cariche dei celeberrimi lancieri polacchi.
Tuchačevskij deve ritirarsi con venticinquemila caduti e decine di migliaia tra prigionieri e internati in Prussia: non ha perso solo una battaglia, ha perso un esercito. La dirigenza comunista a Mosca affronta una grave crisi e deve accettare una tregua effettiva nell'ottobre del 1920, trasformata nel marzo 1921 nella pace definitiva di Riga. Sarà solo una parentesi di pace infatti nel 1939 Iosif Vissarionovič Džugašvili Stalin avrebbe colto al volo l'occasione offerta da Adolf Hitler e avrebbe rioccupato con spirito di vendetta la Polonia orientale, e nel 1945 avrebbe ottenuto gran parte di quello che lui e Lenin volevano conquistare già nel 1920.
L'assedio e la battaglia di Varsavia, all'epoca, fece molta impressione sull'opinione pubblica occidentale che rimase preda della giustificata paura del "pericolo rosso" e dell'invasione dei "cosacchi bolscevichi", favorendo l'ascesa di governi autoritari e di democrazie "forti". La presenza a Varsavia nel 1920 del Nunzio apostolico Arcivescovo Achille Ratti (1857-1939), dal 1922 Papa Pio XI, lo convinse che il comunismo sarebbe stato il nemico della Chiesa e lo confermò nella sua lotta ai totalitarismi . I comunisti capirono la lezione polacca e, ormai isolati a livello internazionale, perseguirono la rivoluzione mondiale con diversa strategia. Un avvenimento poco noto la cui portata è pari alla vittoria di un altro polacco, il Re Giovanni III Sobieski (1624-1696), a Vienna l'11 settembre 1683, che allora fermò definitivamente l'armata turca, un altro nemico mortale della Cristianità.
Questo episodio non marginale della storia europea è ormai ignorato nei libri di testo scolastici e di divulgazione, per compiacere la storiografia marxista che lo include nelle vicende della guerra civile russa ma, oltre al film di cui scrivevo in apertura, il lettore italiano può documentarsi ampiamente con la lettura del saggio di Adam Zamoyski, 16 agosto 1920 la battaglia di Varsavia, Corbaccio, 2009 in cui troverà completo resoconto.
Fonte: Destra, 29 Dicembre 2015
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