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Genere: drammatico - Anno: 2010 - Giudizio: ottimo (**) - Età: Per tutti

LA STORIA DI UN BAMBINO MALATO DI CANCRO CHE SCRIVE LETTERE A DIO
Capire il significato soprannaturale della sofferenza e il valore della preghiera

Tyler, il protagonista del film, è un ragazzo di 8 anni affetto da tumore al cervello e si deve continuamente sottoporre a fastidiose chemioterapie. Il padre è morto da tempo ma ha una madre affettuosa (Maddy) che si dedica quasi interamente a lui anche se non può trascurare il figlio più grande di 16. La nonna materna viene spesso a trovarli portando ottimi dolci e dando continuamente iniezioni di serenità a tutti, grazie alla sua solida fede.
Tyler non si occupa di se stesso ma quando scrive le sue lettere a Dio (è il suo modo di pregare) chiede soprattutto che sua madre possa tornare a sorridere, che il postino, con il quale ha fatto amicizia, ritrovi il coraggio di ritornare dal figlio e dalla moglie dalla quale si è separato a causa del suo alcolismo e infine dichiara di perdonare Alex, il compagno di scuola che lo ha preso in giro per la sua testa rasata.
Il film è notevole in due aspetti: nel valorizzare la forza della preghiera e nel riconoscere un senso soprannaturale alla sofferenza causata dalla malattia. Lo è anche in altri aspetti: nel valorizzare la funzione dei nonni in seno alla famiglia, nell'amicizia sul lavoro, quando è proprio il lavoro lo strumento chiave per riprendere le fila della propria vita e iniziare da capo, come succede al postino Brady.
Il momento tornante della storia avviene a casa del nonno di Samantha, un ex trasformista e illusionista. "I compagni di scuola ti prendono in giro perché sono gelosi - spiega il nonno a Tyler, dopo che si è camuffato da cosacco - perché sei stato scelto da Dio. Perché quando gli altri ti vedono così forte e coraggioso, sono costretti a rivedere la propria vita. Ed è per questo forse che si prendono gioco di te. Tu sei un guerriero di Dio ed è tuo compito spingerli verso di Lui".
Non capita tutti i giorni di trovare un film che si appelli in modo esplicito a dei significati soprannaturali per dare un senso a ciò che ci accade nella vita, ma "letters to God" ha un grande punto di forza che evita di scivolare nella retorica: la storia è vera e alla sceneggiatura ha contribuito lo stesso padre di Tyler, Patrick Doughtie. È stato David Nixon già co-produttore di Fireproof a convincersi della qualità della storia e prendere il coraggio di dirigerla e produrla. Nonostante Tyler sia vissuto a Nashville, Tennessee, le riprese sono state fatte in Georgia, dove ha sede la casa di produzione Sherwood Pictures, come era già accaduto per Fireproof ed ora anche per Courageous.
Il film non riesce interamente a evitare i toni patetici che sono inevitabili quando il protagonista è un bambino malato terminale ma a suo favore, proprio perché vi è il sostegno di una storia vera, ci sono altri momenti forti come quando Maddy non riesce più a riconoscersi nelle parole piene di fede della madre e si dispera, non riuscendo più ad accogliere la volontà del Signore di far morire suo figlio.
Allo stesso modo il film mette in evidenza come la storia non si sviluppa nella forma del gesto isolato, quasi miracolistico, di un singolo eroe (in questo caso Tyler) ma è frutto la fecondità di una rete di parentele e amicizie solidali: non c'è solo la nonna, ma c'è anche il capo ufficio di Brady che si prende cura del suo reinserimento nel lavoro e c'è infine la piccola Samantha, che riesce sempre a far ridere Tyler, facendogli passare qualche minuto di serenità.

Franco Olearo
Fonte: BastaBugie n.665 del 20 maggio 2020

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