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Parliamo oggi di Polonia. E lo facciamo con Roberto Marchesini, che ci propone un'approfondita analisi su questo Paese, che ha attraversato periodi storici molto complessi, alcuni dei quali ancora oggi controversi. [...]
Nel 1980 nasce il sindacato indipendente Solidarnosc. Quali scopo si prefiggeva e quale ruolo ebbe nella caduta del comunismo?
Il sindacato indipendente nacque con lo scopo di tutelare le condizioni di vita degli operai polacchi. Per noi che siamo sempre vissuti in occidente fa un po' ridere pensare che gli operai debbano essere protetti da un regime sovietico, eppure è così: furono gli operai coloro ai quali il regime polacco chiese il maggior contributo di sangue. Ripeto: il sindacato indipendente nacque con lo scopo di tutelare le condizioni di vita degli operai polacchi, e non con quello di far cadere il regime. Queste persone erano nate e cresciute con il comunismo, non avevano nemmeno idea che potesse esistere un mondo diverso da quello. Per convincersene basta dare un'occhiata ai famosi 21 punti di Danzica, scritti su un foglio di compensato in occasione del celebre sciopero dei cantieri navali del 1980: "Aumento del salario base di ogni lavoratore di duemila zloty al mese per compensare l'aumento del prezzo della carne", "Scala mobile dei salari", "Realizzazione di un approvvigionamento pieno del mercato interno di articoli alimentari e limitazione delle esposizioni ai surplus"... Stupisce la semplicità delle richieste degli scioperanti: Solidarnosc non chiedeva la democrazia o la fine del regime, ma un trattamento più equo per gli operai.
Solidarnosc divenne più di un sindacato: radunò un popolo (arrivò a circa diecimila iscritti), lo formò (anche grazie alla cosiddetta "università volante", con lezioni di storia, politica, economia e filosofia, ad esempio, nei fienili durante il pellegrinaggio a Czestochowa...). Ma tutto questo, ovviamente, non bastò a far crollare un sanguinario regime sovietico.
Solidarnosc offrì un imponente tributo di sangue e dolore, ma nemmeno questo bastò a farla finita con il comunismo.
Nel 1981 fu istituita la legge marziale, che restò in vigore fino al 1983. Durante questo periodo il regime offrì la possibilità a numerosi attivisti (soprattutto i leader) di Solidarnosc di uscire dal carcere, a condizione di lasciare il paese di di non mettervi più piede. Molti accettarono.
Fino a quel momento, evidentemente, il regime era sicuro di schiacciare quel movimento popolare che destava attenzione in tutto il mondo.
Poi qualcosa cambiò. Solidarnosc, decapitato e braccato, ebbe un ruolo nella caduta del comunismo pur non avendone l'intenzione? L'Occidente ne è convinto. È la solita versione della storia for dummies, nella quale i buoni vincono, i cattivi perdono e il bene trionfa. Io non la penso così. Probabilmente non la pensava così nemmeno Giovanni Paolo II, che disse a Messori: "Sarebbe [...] semplicistico dire che è stata la Divina Provvidenza a far cadere il comunismo. Il comunismo come sistema è, in un certo senso, caduto da solo. È caduto in conseguenza dei propri errori e abusi. Ha dimostrato di essere una medicina più pericolosa e, all'atto pratico, più dannosa della malattia stessa. Non ha attuato una vera riforma sociale, anche se era divenuto per il mondo una potente minaccia e una sfida. Ma è caduto da solo, per la propria immanente debolezza".
Il comunismo è caduto da solo. Cosa accadde in realtà è difficile dirlo, ma è plausibile un'altra versione della storia, meno manichea e più realistica.
Siamo rimasti ad un sindacato decapitato durante le leggi marziali. Gradualmente, a prendere la guida del movimento, si pose il KOR (Komitet Obrony Robotnikow, Comitato per la Difesa degli Operai), fondato nel 1976 da Antoni Macierewicz. Il KOR ebbe un ruolo straordinario nella difesa degli operai, soprattutto nei processi (politici) che il regime intentò nei confronti di alcuni di essi. Spiccarono per attivismo il fratelli Kazcynski, Lech e Jaroslaw, entrambi uomini di legge, che ritroveremo protagonisti nel nuovo millennio. Al KOR aderirono però anche personaggi discutibili, tra i quali il cosiddetto Commando, composto da due comunisti ucraini che si erano distinti per il tentativo di dare vita ad un '68 polacco: Jacez Kuron e Adam Michnik.
Strana storia quella del '68, "spontaneamente sorto", per motivi completamente diversi, negli USA e in Europa. Ancora più difficile credere che un movimento simile sia sorto spontaneamente in Polonia, allora completamente isolata dal resto del mondo e con condizioni socio-economiche opposte a quelle che, secondo il mainstream, portò al '68 occidentale. Kuron fu il fondatore dei cosiddetti Scout comunisti, associazione per l'indottrinamento della gioventù polacca; e Michnik, il padre e il fratello del quale si distinsero per ortodossia comunista e ardore anti-polacco, è ora direttore del più importante quotidiano polacco: Gazeta Wyborcza (ex foglio di Solidarnosc al quale, in seguito, il sindacato vietò di fregiarsi del simbolo del sindacato). Gazeta Wyborcza è un quotidiano radicale portabandiera del gender, dell'abortismo, dell'europeismo e difensore di tutti coloro i quali ebbero un ruolo nel regime comunista.
Per tutti gli anni Ottanta gli operai continuarono le loro lotte, e gli attivisti di base subivano pestaggi, incarcerazioni, trattamenti psichiatrici e talvolta la morte. Ad un certo punto, come un fulmine a ciel sereno, ecco la cosiddetta "tavola rotonda": Solidarnosc e il regime seduti attorno ad un tavolo a parlare pacificamente, con i comunisti decisi a passare lo scettro alla società civile polacca e a farla finita con il comunismo. Questa versione è credibile? Lo dubito. Forse non ricordiamo cos'era il comunismo, quanto feroce fosse, quanta poca considerazione avesse dell'opinione dei popoli che sottomise... "L'opposizione ce la facciamo noi", disse una volta Lenin; ricordiamo quello che ha detto Giovanni Paolo II: "Il comunismo è caduto da solo"...
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il potere è passato gradualmente dalla vecchia nomenklatura sovietica ad una oligarchia legata alla prima talvolta in modo diretto e filiale; la magistratura è ancora quella comunista, così come i vertici militari, gli uomini dei media; le chiavi economiche del paese sono rimaste in mano a pochi noti... E i collaboratori? Gli uomini dei servizi segreti? Coloro i quali si sono macchiati di crimini orrendi? Sono scomparsi nel nulla? Fingiamo di sì. Fingiamo che, dopo l'89, queste persone non siano mai esistite; che tutto ciò che era prima sia svanito nel nulla con un colpo di penna.
Kaczynski ha tentato una pacificazione nazionale: ha istituito l'Istituto per la Memoria Nazionale per favorire gli studi storici sul recente passato della Polonia; ha proposto la "lustracja", ossia alzare un velo sulla rete di collaboratori del regime. Non è riuscito a farlo, qualcosa di molto potente glie l'ha impedito, compresi gli strepiti e gli strilli ("Caccia alle streghe!!!") dei media occidentali (compresi quelli dell'Italia, paese che il proprio dittatore lo appese a testa in giù a Piazzale Loreto...). Come in Italia, e penso al Risorgimento, alla "lotta partigiana" e al 25 aprile, c'è una versione ufficiale che non può essere messa in discussione. Il problema è che una nazione fondata su una bugia, per quanto comoda, non sarà mai una nazione unita, pacificata, forte. Io credo che il regime, considerata l'impossibilità di proseguire con le sue devastanti politiche, abbia usato Solidarnosc (come abbiamo visto, infiltrato nei vertici) per una transizione morbida conservando il potere. A supporto di questa tesi c'è un particolare che molti ignorano: l'accordo tra Solidarnosc e il regime non avvenne durante la mediatica "tavola rotonda", bensì nel corso di precedenti accordi segreti in località Magdalenka, vicino a Varsavia. Non esistono documenti scritti di questi incontri, ma fotografie. Fotografie abbastanza impressionanti, che vedono membri del regime (tra i quali il generale dei Servizi Segreti Czeslaw Kiszczak) ed esponenti di Solidarnosc brindare insieme allegramente, come vecchi amici, mentre altri se ne stanno in disparte rigidi e pensosi.
Questi sono fatti. Una locuzione "obbligata" circa queste vicende è questa: "Durante la rivoluzione polacca non fu rotto un vetro, nessun militare fu colpito, nessuna azienda danneggiata" (ANSA). Forse non è un caso. Il generale Jaruselski è stato processato per le leggi marziali, ma non è stato condannato (a causa delle sue condizioni di salute...). Nessuno ha pagato per gli innumerevoli crimini che il popolo polacco ha subito...
Una domanda a sé merita la figura di Walesa. Un personaggio di certo importante, che ancora oggi fa parlare di sé e sul cui giudizio si sentono pareri discordanti...
Ecco, Walesa, l'uomo simbolo di Solidarnosc, l'uomo che ha sconfitto il comunismo, il "lottatore senza compromessi". Un mito, un totem intoccabile nel mondo occidentale, soprattutto in Italia, dove non capiamo una sola parola di ciò che dice. Io ho in mente l'intervista che gli fece la Fallaci, davvero roba da mal di testa... In Polonia, dove capiscono quello che Walesa dice, è considerato una macchietta. Walesa era un elettricista, dichiara di non aver mai letto un libro in vita sua, ha grosse difficoltà ad esprimersi in polacco e quando lo fa parla per proverbi... davvero crediamo che quest'uomo abbia fatto crollare il comunismo mondiale? Se era così pericoloso, così potente, perché non è stato fatto sparire come tanti altri? Recentemente la moglie del generale Kiszczak ha portato all'Istituto per la Memoria Nazionale cinquanta chili di documentazione conservata dal marito. L'ha fatto per denaro, come lei stessa ha ammesso. Tra questi documenti ci sono denunce scritte e firmate da Walesa, la sua disponibilità alla collaborazione, le ricevute del denaro preso (denaro che giustificava alla moglie dicendo di aver vinto al lotto...). Subito, in tutt'Europa (Italia compresa) si è gridato alla lesa maestà, al "gombloddo": qualcuno vuole infangare Walesa. Ma in Polonia tutti sono convinti che Walesa abbia collaborato con il regime: l'aeroporto a lui dedicato viene chiamato "Bolekowo" (Bolek era il nome in codice di Walesa come collaboratore); il film di Wajda "L'uomo della speranza" è stato ribattezzato "L'uomo nell'armadio" (l'armadio è quello di Kiszczak)... Già nel 2000 Walesa è stato processato per la collaborazione: è stato assolto perché la documentazione che lo riguardava era mancante di venti pagine decisive, e l'ultimo ad aver avuto in mano il dossier "Bolek" era stato proprio Walesa, durante la presidenza della repubblica. Nel 2008 l'Istituto per la Memoria Nazionale ha pubblicato un imponente tomo sulla questione, basato non solo sui documenti allora disponibili ma anche sulle testimonianze. Una di queste, che mi ha particolarmente colpito, è stata quella di Anna Walentinowicz, eroina di Solidarnosc morta nell'incidente di Smolensk insieme a Lech Kaczynski: lei contesta la versione di Walesa circa lo sciopero del 1980 a Danzica ("Sono salito sul muro...") dicendo che lo ha visto arrivare dal canale su una barca della polizia. Adesso è comparso il dossier originale di Walesa, completo. Se davvero credessimo che "La verità ci farà liberi" (Gv 8, 32) non avremmo problemi a cercare di capire come si svolsero realmente i fatti. [...]
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