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Genere: fantasy - Anno: 2014 - Giudizio: accettabile (') - Età: Dai 14 anni in su

VLAD III DI VALACCHIA DIFESE I CRISTIANI DAI TURCHI MUSULMANI
Costretto da bambino a diventare un giannizzero al servizio del sultano islamico, da grande diventerà Dracula per proteggere il suo popolo

Vlad III è realmente esistito. A lui si è ispirato lo scrittore irlandese Bram Stoker nella creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, protagonista dell'omonimo romanzo da cui nascono i vari film su Dracula, tra cui il recente Dracula Untold. Ma chi era davvero?
Vlad III di Valacchia (1431 - 1476) fu membro della Casa dei Drăculești, un ramo della Casa di Basarab, molto conosciuto anche con il suo nome patronimico: Dracula.
Noto anche come Vlad l'Impalatore, fu tre volte voivoda (principe) di Valacchia. Suo padre, Vlad II Dracul, fu membro dell'Ordine del Drago, fondato per proteggere il Cristianesimo in Europa orientale dall'invasione musulmana.
Vlad III è venerato come eroe popolare in Romania così come in altre parti d'Europa per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio.

L'IMPALATORE
Il soprannome di Impalatore deriva dalla sua pratica di impalare i nemici uccisi per esporli ai confini in modo che fungessero da monito per i musulmani invasori. È discusso dagli storici se Vlad impalasse i nemici da vivi oppure solo una volta che erano già morti, ma pare più probabile quest'ultima ipotesi visto che lo scopo principale era l'ammonimento.
Inoltre intorno alla figura di Vlad III sono sorte alcune leggende. Una di queste narra di una coppa d'oro fatta mettere da Vlad nella piazza principale della città Tirgoviste che non venne mai rubata perché perfino i ladri avevano paura del principe.
Secondo un'altra leggenda, un mercante straniero di passaggio per Tirgoviste lasciò per una notte intera incustodita una cassa di denaro. Scoperto che gli erano stati rubati 160 ducati d'oro il mercante informò della cosa il principe Vlad, il quale per catturare il ladro chiese aiuto ai cittadini pena la distruzione della città. Vlad fece inoltre restituire al mercante la somma di 160 ducati più uno. Il giorno seguente, contati i soldi, il mercante informò il principe del ducato in più e glielo riconsegnò. Vlad lo informò che se non avesse riportato il ducato in più sarebbe stato impalato insieme al ladro.

I GIANNIZZERI
Durante il Medioevo, il sultano turco era solito reclutare bambini da ogni terra per addestrarli e farli diventare suoi soldati: erano i giannizzeri.
Questi comprendevano la fanteria che formava la guardia personale e dei beni del sultano ottomano. Gli incaricati del sultano obbligavano le comunità cristiane che vivevano nelle campagne a cedere i loro figli più robusti tra l'età dei 6 e 9 anni per addestrarli alla vita militare come giannizzeri o a quella amministrativa di corte. Spesso i genitori intenzionalmente tagliavano le dita dei propri figli per far in modo che non fossero idonei all'arruolamento.
Ogni quattro anni gli inviati del sultano percorrevano i villaggi balcanici e catturavano un quinto dei bambini cristiani dai sei ai nove anni, inizialmente scegliendoli a caso, poi selezionando con cura i più robusti. All'avvicinarsi della data in cui i bambini avrebbero dovuto essere selezionati, molti cristiani fuggivano nelle montagne dove si davano alla macchia con i loro bambini.
L'addestramento dei giannizzeri avveniva in un clima di rigida disciplina. I ragazzi erano sottoposti a grandi fatiche in strutture scolastiche estremamente spartane. Obbligati a rispettare il celibato così da non avere alcuna remora sul campo di battaglia, i giannizzeri erano forzatamente incoraggiati alla conversione all'Islam.
Lo scopo di tale addestramento era la costituzione di una compagine militare professionistica obbligata alla lealtà, dietro legame di schiavitù; il Sultano era considerato padre de facto di ogni soldato, anzi era egli stesso soldato iscritto nella prima compagnia e quindi virtualmente uno di loro.
Ai giannizzeri veniva insegnato a considerare il reggimento come la propria casa e la propria famiglia. Il reggimento ereditava gli averi dei soldati alla loro morte.

DRACULA UNTOLD: IL FILM
Tra i giannizzeri vi era Vlad III di Valacchia, il quale divenne presto noto come l'impalatore poiché lasciava tutti gli uomini da lui uccisi trafitti su lunghe lance come forma di terrore psicologico verso i suoi nemici. Liberatosi dal suo incarico come soldato, Vlad fu fatto principe di Transilvania dal sultano e, pentitosi di tutte le atrocità compiute, decise di convertirsi e di mettere su famiglia, prendendo in moglie una donna, Mirena, e avendo da lei un figlio, Ingeras.
Durante una perlustrazione, Vlad ritrova, grazie allo zingaro Shkelgim, i cadaveri di alcuni soldati turchi, scoprendo che provengono dal misterioso "Picco del Dente Rotto". Giunto sul posto, il principe scopre la presenza di una misteriosa creatura, che uccide le sue guardie. Riuscito miracolosamente a salvarsi grazie alla sua spada d'argento, Vlad ritorna al suo palazzo, il Castello Dracula (chiamato così per l'appartenenza della stirpe di Vlad, un cavaliere dell'Ordine del Dragone: Dracula, infatti, significa "Figlio del Drago"), e qui scopre la storia di un uomo che, facendo un patto col Diavolo, ottenne i poteri della notte e il dominio su tutte le sue creature, divenendo un vampiro. Il giorno seguente, durante una festa a palazzo, giunge un battaglione turco per richiedere un tributo; Vlad offre loro dell'argento, ma i turchi affermano di volere 1000 bambini da addestrare, tra cui suo figlio Ingeras. Il principe, su consiglio di Mirena, cerca di convincere il sultano Maometto II a cambiare idea, essendo i due cresciuti insieme, ma questi non si lascia convincere. Il giorno in cui un battaglione turco viene a prendere Ingeras, Vlad uccide tutti i soldati, dichiarando guerra a Maometto. Rendendosi tuttavia conto di aver bisogno di maggior potere, Vlad decide di tornare dalla creatura sul Picco del Dente Rotto; giunto sul posto, il principe dialoga con la creatura, che si rivela essere un "Maestro Vampiro".
Affermando di voler difendere la sua gente e la sua famiglia, Vlad chiede aiuto al Maestro Vampiro, il quale gli offre la possibilità di ottenere i suoi poteri per tre giorni: in questo lasso di tempo il principe sarà invincibile ma dovrà resistere alla sete di sangue fino alla fine del terzo giorno, altrimenti la maledizione del Maestro Vampiro passerà permanentemente a lui dannandolo per l'eternità. Inoltre, quando il Maestro Vampiro lo deciderà, Vlad dovrà agire per conto suo. Il principe accetta e, dopo aver bevuto il sangue del Maestro Vampiro, ottiene i suoi poteri. Giunto presso il Castello Dracula sotto forma di una nube di pipistrelli, trova la sua gente sotto assedio da parte di 1000 soldati turchi ma, con l'ausilio dei suoi nuovi poteri, Vlad elimina facilmente tutti i soldati; temendo per il suo popolo, ordina poi alla sua gente di trasferirsi su un monastero sulle montagne difficilmente conquistabile dai musulmani.

CADUTA DI STILE NEL FINALE DEL FILM
Il film si conclude con il figlio di Dracula, Ingeras, incoronato nuovo sovrano della Transilvania. Il nome di Vlad, divenuto leggenda, verrà tramandato nei secoli, pur lasciando una nube di mistero sulla sua storia.
Se fosse finito qui sarebbe un buon film. Purtroppo la scena finale lo rovina. Infatti, in una Londra ambientata ai giorni nostri, Vlad, creduto morto alla fine della battaglia ma in realtà salvato da Shkelgim, trova Mina, una donna che si rivelerà essere la reincarnazione di Mirena. Mentre il principe si allontana con la donna, il Maestro Vampiro li osserva in lontananza, deciso infine ad utilizzare Vlad per i suoi scopi.
Questo accenno alla reincarnazione (totalmente fuori luogo visto il contesto cristiano del film) serve probabilmente al regista come aggancio ad una eventuale successiva pellicola su Dracula ai giorni nostri... Peccato davvero. Per il resto, un gran bel film da godersi come un buon fantasy, ma anche per riflettere sul fenomeno storico, peraltro sempre attuale, della invasione islamica e sul tema fondamentale della tentazione di usare mezzi discutibili per raggiungere uno scopo buono.

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